mercoledì 17 ottobre 2007

SEX MUTANTS, IL GRANDE SHOW E IL ROCK MADE IN ITALY


















Un nome che si perde nelle pieghe avventurose di una notte alcolica, un'avventura che va avanti da quasi quindici anni. Hanno iniziato poco più che ragazzini, "e nella testa continuiamo ad esserlo", divertirsi e divertire è il concetto alla base del loro modo di stare su un palco. E a sentire le "risposte" che vengono da chi sta dall'altra parte, bisogna dire che ancora ci riescono. Viaggio semiserio nell'universo Sex Mutants, band perugina on the road dalla lontana primavera '93 e reduce proprio da pochissimi giorni dalla cosiddetta “data zero”, concerto beneaugurale per i fans più stretti che introduce all'ennesimo tour invernale. Per la location di questo primo appuntamento, stessa spiaggia stesso mare: la Polisportiva Prepo. "Beh, i Beatles erano di casa al Cavern" dicono buttandola sul ridere "la nostra casa invece è questa". A Prepo è iniziato il viaggio, da Prepo ricomincia ogni anno. "Neverending tour", appunto. Un repertorio live che negli anni ha subito variazioni e modifiche, e che adesso è "mutante" pur nella continuità di quattro-cinque hit che infiammano ogni volta il pubblico. Provare a saltare e ballare sulle note di una "Ricominciamo" o "Sarà perchè ti amo" supersoniche, per credere. Un repertorio che ha trovato la sua sistemazione ultima con l'assestamento definitivo (sperano loro) della band. Due anni fa, proprio di questi tempi, Alessandro "Alex" Menichetti e la sua Gibson solista entravano ufficialmente nel gruppo: da allora la ricerca dei Sex Mutants ha virato decisamente sul patrimonio italiano degli anni '80, con incursioni nei '90 e immancabili abboccamenti alle ultimissime uscite. "Li conosco da parecchio e li ho sentiti suonare spesso. Mi ero già fatto una certa idea, insomma, quando abbiamo iniziato a suonare assieme. Ho cercato e sto cercando di portare il mio contributo. La struttura c'è, ma va continuamente migliorata", dice Menichetti. L'ingresso di Alex è stato una ventata di novità di cui il gruppo evidentemente sentiva l'esigenza, gli fa eco Michele Milletti, voce e chitarra "Ha portato interessanti variazioni anche ai pezzi storici, che ora suonano decisamente meglio. Oltretutto è un amico di lunga data di tutti noi, e quindi l'inserimento nei Sex è stato quasi naturale". Un susseguirsi di date in questi anni, appuntamenti rimasti nella memoria della band e dei suoi seguaci. Amiche ed amici, gente anche sparsa per il mondo ma che col "tam tam" di internet e cellulari è pronta a rifare una "scappatina" dai Sex perchè sanno che divertimento e sorprese non mancheranno: dalle stelline in stile San Silvestro sulle note di "Piccola stella senza cielo", a cuffie e teli da mare indossati con nonchalance durante "Un'estate al mare" fino ai preservativi in simpatici pacchetti regalo lanciati sul finire di "Meravigliosa creatura": ...amo la vita, meravigliosa... Locali del live perugino "invasi e battezzati": "Che pienoni al Contrappunto, nel down town perugino che è un po' la nostra seconda casa, o al Millenovecento di Tavernelle" – ricorda il drummer Francesco Rondolini e che concentrazione di belle ragazze al Friz bar di Elce. Magari non siamo stati mai inappuntabili tecnicamente, ma quando ci metti il cuore la gente segue, apprezza e balla senza respiro". Esperienze anche impegnative: 15 maggio 2003, live al carcere femminile di Perugia. "E chi se la dimentica, quella data" confida Edoardo “Eddi” Antolini, bassista dei Sex "le burocrazie varie all'ingresso, le difficoltà nell'allestimento del palco. Ma quello che ci ha lasciato dentro il trovarci faccia a faccia con le ragazze, quelle due ore di concerto e di autentica evasione per loro...Sensazioni che non puoi rendere a parole". "La proposta ci era stata fatta un'associazione che operava dentro il carcere" ricorda Milletti "Saremmo ipocriti a non dire che qualche titubanza all'inizio c'era. Insomma, non è proprio esperienza da tutti i giorni. E proprio per questo è stata da brividi". Ma ci sarà pure qualcosa che in questo gruppo non va benissimo... "Certo" rispondono "accusandosi" a vicenda "suoniamo troppo poco. In studio anzitutto, e poi dal vivo. Ognuno perso per i fatti suoi, direbbe Vasco". Ma finchè regge la "chimica" tra di noi è un peccato non esserci, quando suonano i Sex Mutants.

CASTEL RIGONE... UN BALCONE SULL'INFINITO













Provate ad affacciarvi. Sporgetevi (non troppo per carità!) da una qualunque finestra di uno qualunque degli antichi palazzi del borgo. Quello che vedrete vi toglierà il fiato: uno spazio immenso, i monti lontani a far da cornice, il lago coi suoi confini irregolari, blu sopra di voi, verde sotto e tutt'intorno, e poi ancora celeste (ma per vederlo forse avrete bisogno di un pizzico di fantasia in più), il colore dell'acqua che riposa senza onde. Questo è Castel Rigone, una frazione del comune di Passignano sul Trasimeno a 653 metri sul livello del mare. Per raggiungerlo dovrete arrampicarvi su per le strade nodose delle colline dietro Magione dove quasi ognuna delle macchine che incrocerete porterà stampigliato davanti e dietro il rettangolino giallo delle targhe straniere, dove a ogni svolta rischierete di perdere il segnale del vostro telefonino. Il castello che è a difesa dell'abitato e del centro storico, venne eretto alla fine del 1200, e di esso restano ancora oggi in piedi lunghi tratti di mura, il mastio, tre torrioni e due delle porte di accesso (Porta Monterone e Porta Ponente). Secondo la tradizione il nome deriverebbe da Rigo, o, appunto, Rigone, un luogotenente del re degli Ostrogoti Totila, che nel 543 d.C. avrebbe fatto del paese la sua base operativa durante l'assedio di Perugia. Una storia che ha sempre catturato l'attenzione dei poco più che 400 abitanti: è del 1984 la prima rievocazione storica delle origini del paese, la cosiddetta "Festa dei Barbari", che al tempo era l'unica manifestazione in costume gotico d'Italia. Un evento ormai trentennale che si svolge ogni primo fine settimana di agosto. Curatissima l'attenzione per i particolari: dai costumi, alle ricostruzioni d'arti e mestieri del tempo, fino alle proposte culinarie, tutto il paese si risveglia "barbaro". Ma il vero fiore all'occhiello di Castel Rigone rimane il Santuario di Maria Ss.ma dei Miracoli, un'opera imponente che sorge appena al di sotto delle mura del paese vecchio, nei pressi del preesistente pozzo pubblico. Un tempio nato, secondo la leggenda, per volontà divina. Alcune cronache di fine Quattrocento parlano, infatti, di una giovane del posto che recatasi alla fonte per riempire la brocca dell'acqua avrebbe in più occasioni assistito a delle apparizioni della Vergine che le chiedeva di costruire una cappella in quel luogo. Apparentemente una storia come tante altre, se non fosse che la notizia di ciò che accadeva a Castel Rigone arrivò prima a Perugia e poi a Roma. E non lasciò indifferente Alessandro VI che, con bolla papale del 1494, ordinò l'erezione, non di una semplice cappellina, ma di un più degno tempio. Di qualcosa, insomma, che ripagasse adeguatamente del miracolo. L'opera è considerata uno dei maggiori esempi dell'architettura rinascimentale umbra. Ha una croce latina con una navata divisa in due campate e il soffitto costituito da volte a vela. Costruita da un allievo del Bramante, contiene un pregevole affresco del pittore umbro Giovan Battista Caporali. Il campanile fu aggiunto solo successivamente per volontà di un altro papa, Clemente VII, nel 1531. Un manufatto diverso da quello che possiamo ammirare oggi: il primo crollò la notte del 19 novembre 1810. Dal 1998, infine, Castel Rigone ospita il Festival Internazionale "Giovani Concertisti". Un'iniziativa nata per volontà del suo attuale direttore artistico, Giorgio Porzi e di un ristretto gruppo di amanti dell'arte, fra cui il notaio Marilena Carone, per anni apprezzato presidente, il direttore organizzativo, Beniamino Giommini e la coordinatrice Anne Markoff. La rassegna, che si svolge interamente all'aperto nella piazzetta S. Agostino, ha il solo scopo di permettere a tanti giovani di talento di esibirsi di fronte a un pubblico attento e competente. La varietà della programmazione è sempre stato un segno distintivo della rassegna che ogni anno continua a riscuotere grande successo.

LEGGENDE METROPOLITANE













Nel 1988 in Italia si iniziò a prendere coscienza di una curiosa forma di "prodotto collettivo". E ciò che più stupiva era che il tutto nasceva e si alimentava non per volere di un'istituzione o un gruppo di potere occulto, ma per necessità dei singoli. Il mondo anglosassone se n'era accorto da tempo e, aprendo la strada all'istituzionalizzazione di un nuovo campo di ricerche, aveva battezzato il fenomeno urban legends, da noi tradotto come "leggende metropolitane". Anche se sarebbe più corretto chiamarle "contemporanee", visto che la loro ambientazione non sempre è la metropoli, né tantomeno vengono raccontate solo nelle grandi città, ormai la definizione è entrata a far parte del linguaggio comune. Secondo Paolo Toselli, Segretario del Centro Raccolta Voci e Leggende Contemporanee, si tratta di brevi storie dal contenuto sorprendente raccontate di persona in persona come vere, hanno protagonisti dei nostri giorni (ma sfuggenti, solitamente anonimi), nascono da discussioni collettive, circolano in modo incontrollato, il messaggio trasmesso è di solito conservatore e mescolano elementi reali con alcuni verosimili e altri decisamente falsi. Si focalizzano, inoltre, perlopiù sulle nuove tecnologie, sugli stranieri, la natura selvaggia, la violenza urbana, l'evoluzione dei costumi e, più raramente, sul sovrannaturale. Le leggende metropolitane sono un relativamente nuovo oggetto di ricerca che non è proprietà esclusiva di una singola disciplina scientifica. Oggi gli studiosi di scienze umane, dai folkoristi ai sociologi, dagli etnologi agli storici, dagli psicologi agli antropologi, dispongono di una copiosa documentazione per applicarsi e dare il proprio contributo. Uno dei possibili approcci, tra i più interessanti, è la ricerca degli elementi reali che sono all'origine di una leggenda o che l'hanno alimentata. Negli ultimi anni, oltre alla pubblicazione di diversi libri e articoli che hanno contribuito a far riconoscere al grande pubblico il fenomeno come genere narrativo ben definito, si è diffusa la moda di utilizzare la "leggenda metropolitana" per indicare una bufala, una battuta scherzosa, una diceria, un pettegolezzo, insomma qualcosa di "non vero". Ma una simile generalizzazione, sempre più spesso attuata dai mezzi di informazione, è quantomeno fuorviante. Secondo Toselli, dobbiamo sfuggire alla tentazione di considerare le leggende metropolitane come sinonimo di falso o un genere esclusivamente da smitizzare e screditare, magari assumendo un atteggiamento denigratorio nei confronti di coloro che credono in queste storie. La tentazione per molti è forte, ma non è l'atteggiamento corretto o quantomeno condivisibile dal punto di vista di una seria ricerca.
Molti ritengono che la "credenza" nelle leggende metropolitane denoti ignoranza e mancanza di senso critico. Ma sovente sono proprio le persone istruite, razionali, che rivestono incarichi di responsabilità, i maggiori portatori e diffusori di leggende metropolitane. È tra l'altro divenuto sempre più difficile fare una demarcazione netta tra sola leggenda e fatto di cronaca. Vedasi le numerose notizie, più o meno sorprendenti, che sovente leggiamo sui giornali, la cui fonte è niente più di un dispaccio d'agenzia. Coppie di amanti rimaste inesorabilmente incastrate, poveri gattini sopravvissuti ad involontari lavaggi in lavatrice, mogli scordate a terra in autostrada da mariti troppo distratti. Fatti sovente ambientati in luoghi sperduti o senza alcun riferimento alle generalità dei presunti protagonisti. Ciò non significa che siano tutte leggende, né tantomeno esperienze reali. Sicuramente i due mondi convivono, influenzandosi l'un l'altro, senza eliminarsi a vicenda.

CHIRURGIA OVER 60














Lifting, liposuzioni, blefaroplastiche. Tutti interventi che vanno per la maggiore soprattutto fra gli 'over 60'. "Oltre la metà dei pazienti che vengono da me per migliorare il loro aspetto fisico ha superato i 60 anni. Mentre fra coloro che richiedono una chirurgia più impegnativa o ricostruttiva, magari con l'obiettivo di risolvere una malformazione, la percentuale di 'tempie grigie' scende al 15%". A dirlo è Nicolò Scuderi, direttore del dipartimento di Chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica dell'università 'La Sapienza' di Roma. Insomma, complici la vita più attiva di un tempo e la crescente longevità degli italiani, sempre più anziani si concedono un 'ritocco' dal chirurgo plastico. "Oltre al ringiovanimento del viso, utilizzando il lifting o metodi più 'dolci' quali il botulino o i filler 'spiana-rughe' - ha detto l'esperto a margine della presentazione della Conferenza italiana per lo studio e la ricerca su longevità, invecchiamento e medicina anti-ageing (C.L.I.M.A.A.), dalle ultrasessantenni vengono richiesti anche interventi di mastopessi, per il rimodellamento del seno, e dagli uomini moltissime blefaroplastiche, per ottenere uno sguardo più giovane". E non sono scelte fuoriluogo. "Oggi anche un sessantenne - sottolinea Scuderi - può essere considerato un sex-symbol, mentre negli anni '50 veniva già classificato come un nonno. Basti pensare a Brad Pitt: ha 43 anni, ma una sua foto messa a confronto con una di Marcello Mastroianni all'età di 37 anni, potrebbe farlo sembrare suo figlio. I canoni sono cambiati e le persone vivono la loro vita in maniera differente, con rapporti sociali e spesso anche sessuali molto soddisfacenti. Ecco perchè si sente il bisogno di apparire "più belli'". Parsimonia, però, quando si parla di bisturi, soprattutto superati gli "anta": "il consiglio - conclude il chirurgo plastico - è quello di 'dividere' gli interventi se se ne vuole fare più di uno. Non crearsi, poi, aspettative eccessive: il chirurgo non può fare miracoli, ma aiutare a vivere meglio la propria età". Un occhio di riguardo, infine, per le condizioni di sicurezza in cui si svolge l'intervento "che vanno sempre garantite".

MISS ITALIA 2007













Tra applausi e polemiche è finita questa edizione di “Miss Italia” che ha visto arivare prima Silvia Battisti, diciotto anni, arrivata a Salsomaggiore con la fascia di miss Veneto. Silvia, capelli castani e occhi celesti, dedica questa vittoria al papà che ha perso quando aveva 7 anni e alla madre che da sola e con grandi sacrifici ha tirato su lei e le sue quattro sorelle.Voleva fare la fisioterapista, ma dopo miss Italia ammette che non le dispiacerebbe entrare nel mondo dello spettacolo... «Anche se sono molto timida!». Una ragazza tutta famiglia e buoni sentimenti, come nella migliore tradizione, un’altra miss del Nord, un’altra miss magrissima.Troppo, secondo Amanda Lear e le altre ragazze. Ed è qui che si è scatenata la polemica, una vera rivolta delle miss, finalmente in versione animata, contro lo stilista Guillermo Mariotto colpevole di aver detto, centimetro alla mano, che miss Lazio era troppo «grossa» per diventare miss Italia. «E poi ci rompete con la storia dell’anoressia...», hanno urlato. Ed è qui che allora dovremmo fermarci per chiederci se il mondo della moda, dopo aver promosso campagne contro l’anoressia, sia davvero intenzionato a modificare l’immagine da tempo imposta, di ragazze scheletriche che, simili a sottili appendiabiti su cui far sfilare le proprie creazioni dovrebbero rappresentare la figura ideale di donna? A voi la risposta. Terza Ilaria Capponi, 17 anni, nata a Perugia ma viterbese d'adozione, dove gioca nella Gescom Basket in serie A. La sua eliminazione è stata contestata dal pubblico del Palacotonella e da moltissime delle miss che già sedevano in platea: quando le parole di difesa di Raffaella Modugno, hanno suscitato un immediato boato dal pubblico. En passant, è stato pesantemente criticato anche lo stilista Mariotto, accusato da un'altra miss, la valdostana Giada Bessone, di "aver fischiato dietro le ragazze come se fosse stato per strada". Ilaria è stata appoggiata indirettamente anche da Pippo Baudo in qualità di presidente di giuria: "il televoto ha sconvolto le nostre previsioni". Mentre la gara di Miss Italia stava per incoronare la vincitrice di quest'anno, il pubblico del PalaCotonella e le concorrenti eliminate hanno palesemente dimostrato di non approvare. Quante polemiche!!!

DOLCISSIMI CORSI... ALL'UNIVERISTA' DEI SAPORI













Si rinnova la collaborazione tra Università dei Sapori, struttura che si occupa da anni di formazione professionale nel settore del food&beverage, ed Eurochocolate. Da questa collaborazione nasce un variegato calendario di corsi e laboratori di cucina al cacao, cioccolateria, pasticceria e gelateria rivolti a neo imprenditori del settore, futuri cioccolatieri e chef, ma soprattutto ai gourmet e agli appassionati del Cibo degli Dei.
Un appuntamento immancabile della sezione formativa dell'Università dei Sapori e di Eurochocolate è il Master del Cioccolato che sarà quest'anno proposto su due livelli: il Master di I° livello, articolato in tre giornate, venerdì 12, sabato 13 e domenica 14 ottobre, per approfondire tutte le tematiche del prodotto cioccolato: dalla storia e antropologia alla botanica, dalle caratteristiche nutrizionali alla genetica, dalla selezione delle materie prime ai dati di produzione e consumo fino alla normativa che regolamenta il settore e lo definisce a livello giuridico. Particolare attenzione sarà dedicata alla degustazione organolettica dei prodotti in purezza e in abbinamento. Il Master di II° livello si propone, invece, come un corso di specializzazione nelle giornate di sabato 20 e domenica 21, dove si approfondirà la conoscenza delle monovarietà e della geografia economica delle piantagioni, la comparazione tra le grandi e le piccole realtà produttive, passando per la degustazione e l'analisi sensoriale di cacao, granella e massa, per arrivare all'assaggio dei cru e dei blend d'autore. Verranno presentati inoltre quei prodotti al cioccolato il cui processo di produzione, dalla coltivazione al prodotto finito, è completamente svolto all'interno dei paesi produttori di cacao. Innovativi progetti, questi, volti a risollevare l'economia di paesi che oltre alla coltivazione della materia prima potrebbero dare il via all'intera filiera proponendosi con prodotti diversificati e di qualità. Ma all'Università dei Sapori vi aspetta anche un fitto calendario di corsi e laboratori, come i corsi dedicati ai bambini, AB …. Cioccolato! rivolti alle scuole materne ed elementari della provincia di Perugia, dove i piccoli potranno trasformarsi in veri e propri cioccolatieri e realizzare con le loro mani tante dolcissime squisitezze oltre che acquisire in modo giocoso e divertente alcune nozioni base sulla storia e la botanica del cacao. Da sabato 13 a sabato 20 ottobre, con l'esclusione delle domeniche, i corsi si terranno in due sessioni dalle 9.00 alle 10.00 e dalle 11.00 alle 12.00. E ancora i Corsi semiprofessionali, da lunedì 15 a venerdì 19 ottobre dalle 14.30 alle 16.30, progettati esclusivamente per le Scuole Alberghiere e per i Centri di Formazione Professionale di tutta Italia, interessanti full immersion di studio dove imparare le tecniche di elaborazione e di presentazione di dolci al cacao con particolare attenzione agli elaborati al cioccolato e al gelato. Infine, dedicati agli appassionati e ai gourmet, i Corsi amatoriali, che si terranno per tutta la settimana in una serie di dolci e impedibili appuntamenti: sabato 13, domenica 14, sabato 20 e domenica 21 ottobre, dalle 11.30 alle 14.30 il corso Cioccolato in cucina, corso per sperimentare cioccolatosi menù con pietanze dove il cacao sarà usato come spezia, ma senza tralasciare i golosi dessert. Il corso verrà ripetuto anche nelle giornate di martedì 16, giovedì 18 e venerdì 19 ottobre con orario serale dalle 19.30 alle 22.30. Carne al Fuoco by AIA sarà un inedito laboratorio di sperimentazione e abbinamento tra carne e cioccolato: quindi tecniche di cottura e marinature al cacao saranno le tematiche affrontate in laboratori di un'ora dalle 17.00 alle 18.00 nei giorni di martedì 16, giovedì 18, sabato 20, domenica 21. Dulcis in fundo…Dolce bere, nelle serate di venerdì 19 e sabato 20 ottobre dalle 18.00 alle 20.00, corso dedicato all'happy hour dove imparare i trucchi per realizzare cocktail e pre-dinner al cioccolato, in abbinamento a sfizi e stuzzichini. Tutti i corsi si terranno presso la suggestiva e storica sede dell'Università dei Sapori, in via Tornetta 1 a Perugia che potrete contattare per le informazioni sulla didattica al 075.5729935 o uds@universitadeisapori.it - www.universitadeisapori.it Per le prenotazioni rivolgersi a Umbria Incoming Service Tel. 075 5052956 incoming@umbriaincoming.com www.umbriaincoming.com

martedì 16 ottobre 2007

I MIEI SOLDI PER QUALCHE LIBRO










Lo dice un’indagine di Altroconsumo al termine di un viaggio inchiesta nelle scuole pubbliche. A dispetto dei 280 euro preventivati dal ministero dell' Istruzione nel decreto del 22 maggio scorso, i libri scolastici costerebbero molto di più alle famiglie italiane. Le cifre del governo prevedevano anche una suddivisione per anno: 280 euro, appunto, per la prima media, 108 per la seconda, 124 per la terza. Ma le cifre non collimano. A Napoli il dato della spesa media supera il tetto ministeriale: quasi 300 gli euro, contro i circa 275 di Milano e Roma. Maglia nera alla sezione “d” della scuola Giovanni Falcone del capoluogo partenopeo dove far studiare il proprio figlio richiederebbe 394 euro. 55 le scuole secondarie visionate, per un totale di 355 classi. In realtà, il decreto permette che il limite stabilito sia superato del 10%, a patto che la spesa supplementare venga poi recuperata negli anni successivi. Tuttavia le classi che rientrano all’interno della forbice sono solo il 29%. Quelle che vanno oltre sono invece 57 (il 15% del totale, il 37% a Napoli). “Il tetto di spesa - sottolinea Altroconsumo - è uno strumento che dovrebbe tutelare le famiglie, senza creare vincoli per il mercato e per la concorrenza. Se i consigli di istituto lo ignorano nelle scelte dei testi da adottare, salta il meccanismo virtuoso che dovrebbe contenere la spesa per le famiglie”. Un dato complessivo che rispetto allo scorso anno sarebbe praticamente rimasto invariato, ma che in certi casi sarebbe incrementato di un 4% medio (24% dei casi). La nuova frontiera del risparmio scolastico passa infatti attraverso il libro usato. A consigliarlo sono le stesse associazioni dei consumatori che sottolineano come assieme ai vari mercatini appositi, sparsi un po’ ovunque, anche internet sia in grado di fornire il suo degno contributo.Ecco alcuni siti interessanti: www.libridea.it che nella sua home page apre con il retorico quesito: “Siete stanchi di pagare ogni anno prezzi sempre più cari per i libri dei vostri figli?”. Il sito offre gratuitamente la possibilità di risparmiare pubblicando annunci di testi scolastici usati e a prezzi stracciati, per le scuole medie e le superiori. E per l’università si è dotata di appunti di docenti universitari, schemi, dispense e materiale didattico. Gli interlocutori vengono messi in contatto in modo diretto e senza che si venga preventivamente registrati; www.comprovendolibri.it è il mercatino dell’usato on line, con oltre 6000 libri scolastici in catalogo e la possibilità di ricercare il testo utile per titolo, categoria (arte, biografie, economia, storia, etc.), autore, editore e città di appartenenza. Per i volumi offerti sono disponibili delle note sul loro stato; www.testiusati.com ha una sezione dedicata ai testi scolastici e una a quelli universitari. Si pone come una bacheca in cui appendere le proprie offerte, per il libero scambio di libri usati. Spesso e volentieri, poi, sono gli stessi scolari a unirsi creando portali dove è possibile scambiare testi scolastici. È il caso di www.studentitaranto.com o www.pratostudenti.it. Va detto che i libri sono costosi per molti motivi diversi. C’è, ad esempio, una ingiustificata tendenza alla diffusione di enormi quantità di copie omaggio, che vengono fatte circolare per raccogliere adozioni. Per non parlare della quantità e del peso della cultura su carta stampata. Insomma, i libri sono troppi e spesso troppo “carichi”. Una vera e propria emergenza sanitaria, ogni anno denunciata, e ogni anno puntualmente snobbata. I ragazzini continuano a camminare lungo le vie di tutte le città italiane ingobbiti e sofferenti. Il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, ha annunciato che, dal prossimo anno, saranno fissati tetti di spesa per i libri scolastici delle scuole secondarie di secondo grado, per tutti i 713 diversi indirizzi del nostro ordinamento. “Quello dei tetti per le superiori - ha aggiunto il ministro - è un lavoro lungo e complesso. Sarà uno strumento efficace ed efficiente se sarà fugato ogni dubbio su un possibile aumento improprio dei prezzi o su eventuali turbative del mercato sul costo dei libri”. Eppure una soluzione ci sarebbe e come al solito basterebbe guardare appena al di là delle Alpi. Sull’esempio di quel che accade nei Paesi più avanzati, come Gran Bretagna, Francia e Germania, gli studenti della scuola dell’obbligo semplicemente non dovrebbero pagare i testi scolastici per l’intero ciclo di studio. Evidentemente una soluzione troppo ovvia per essere presa realmente in considerazio.

di Simone Rossi

COME CHIAMIAMO IL NOSTRO BAMBINO













E' di pochi giorni fa la notizia che una coppia di genitori cinesi avrebbe deciso di chiamare il proprio figlio "@", un nome, che dicono, avrebbe un significato ben più profondo di quanto si potrebbe pensare. In Cina, come anche nella maggior parte dei paesi anglofoni, quella che noi chiamiamo comunemente chiocciola viene letta "at" e pronunciata dai cinesi "ai ta", che nella traduzione suonerebbe come "ama lui". Dunque, una parola scelta dai genitori per richiamare il concetto di amore. Di sicuro c'è che il governo cinese ha annunciato da quest'anno un provvedimento di legge che impedirà di utilizzare caratteri alfanumerici nei nomi propri ed imporrà unicamente l'utilizzo di ideogrammi appartenenti al cinese mandarino e ad altri linguaggi minori parlati nel Paese. Così in attesa di sapere se le autorità permetteranno alla stravagante coppia di coronare il suo bislacco sogno, abbiamo tutto il tempo di porci una domanda: "Perché questa sfrenata necessità di utilizzare nomi originali, astrusi o totalmente insensati?". Una prima risposta potremmo ritrovarla nel particolare momento storico che stiamo vivendo, dove per combattere la tendenza all'omologazione si ricorrerebbe a denominazioni uniche e, se possibile, irripetibili. Il discorso sarebbe valido se non fosse che tra i principali cultori di questa nuova mania ci sono molte persone che per distinguere se stesse e i propri familiari non hanno certo bisogno di nomi ad effetto: i vip. Arriva da Londra l'accorato appello della figlia di Bob Geldof (cantante e attivista) che ha dichiarato alla stampa di essere stufa di questa moda "di dare nomi assurdi ai figli". Una denuncia giustificata visto che la figlia di sir Geldof si chiama Peaches ('Pesche') e il suo nome completo è Peaches Peaches Honeyblossom Michelle Charlotte Angel Vanessa. Una scelta che, ha aggiunto, le avrebbe reso la vita impossibile. Eppure di casi simili ne esistono molti: c'è Apple ('Mela'), figlia di Gwyneth Paltrow e del cantante Chris Martin; ci sono Brooklyn, Romeo e Cruz, pargoli di David e Victoria Beckam; c'è Assisi, la nipote di Mick Jagger; e c'è addirittura Kal-el, figlio di Nicholas Cage, che porterà per sempre tatuato addosso il nome kryptoniano di Superman. Ma suggerire il nome giusto può anche diventare una professione: i cosiddetti nomologhi sono dei professionisti che, come Maryanna Korwitts, possono arrivare a chiedere notevoli cifre (da 150 dollari per l'idea di un nome a 350 dollari per una perfetta armonizzazione di nome e cognome) per indirizzare gli incerti futuri genitori. La Korwitts, per arrivare a un nome di solito incontra i suoi clienti in quattro momenti diversi, e la sua tecnica si basa su un vero e proprio interrogatorio sulle qualità principali che il nascituro dovrà incarnare. Secondo Albert Mehrabian, professore emerito di Psicologia all'Università di Los Angeles e autore del libro "Pagelle sui nomi dei bambini", ha sostenuto sul Times che oggi i genitori si aspettano moltissimo da un nome e che lo trattano come fosse un marchio esattamente come accade per le griffe delle società. E l'autrice dei bestseller di nomi per bambini, Pamela Satran, gli fa eco: "La gente si è accorta del potere racchiuso in un nome e sempre di più vuole nomi che siano diversi e inusuali". Nel manicomio "nominale", dove si stilano classifiche per identificare quali nomi siano più adatti per intraprendere determinate carriere, l'Italia ha ancora qualche regola anagrafica. Esistono divieti per l'imposizione dello stesso nome del padre vivente (per intenderci non è ammesso nemmeno il Jr, tipicamente statunitense), di un fratello o di una sorella viventi. Non è possibile neppure dare un cognome come nome, o nomi cosiddetti "ridicoli e vergognosi". Sparito, invece, il divieto per i nomi geografici, che peraltro, in molti casi (Italia, Europa, America, Asia), è sempre stato poco applicato.

di Simone Rossi

LA FIERA DEI MORTI













I
n Umbria numerose sono le Fiere che si svolgono in occasione di feste religiose o ricorrenze pagane. La più importante, soprattutto per il numero dei partecipanti è la Fiera dei Morti che si tiene nei giorni delle ricorrenze dei defunti. La Fiera dei Morti risale all'epoca medievale. Esistono testimonianze scritte fin dal 1260; il suo nome era allora "Fiera di Ognissanti", in quanto collocata in prossimità di questa ricorrenza religiosa. Nel Medioevo e nel Rinascimento tali fiere avevano la funzione prevalente di mercantilizzare i prodotti agricoli e il bestiame, non a caso avvenivano nel periodo autunnale, sia per l'ampia disponibilità dei prodotti agricoli raccolti, che per consentire alla popolazione i rifornimenti alimentari prima dell'inverno.A partire dal '600 la "Fiera di Ognissanti" venne denominata "dei Defunti", mentre nell'800 prese il nome di Fiera dei Morti. Fino al 1978 la "Fiera dei Morti" si svolgeva tra le vie del Centro Storico perugino. Venne poi spostata poi nell'ampio spazio di Pian di Massiano a causa dell'espandersi della manifestazione. La fiera dei Morti rappresenta una tradizione molto sentita dalla popolazione perugina e rappresenta un rituale simbolico di appartenenza alla comunità, che si ripete ogni anno, quasi come a voler segnare un ciclo stagionale di vita: il passaggio tra la bella stagione e l'inverno. La sua è una funzione quasi simbolica non potendo chiaramente competere con i grandi centri commerciali che sono in continuo aumento. Sulle bancarelle si possono acquistare prodotti di ogni tipo: dai vestiti alle scarpe, dagli alimenti agli animali, ma soprattutto prodotti tipici, rari e di provenienza locale registrando un notevole afflusso anche da parte degli abitanti delle città vicine, iniziando ad acquistare una sua rilevanza turistica. Nell'antichità la fiera era accompagnata da giochi tradizionali, tombole in piazza ed attività circensi che , negli ultimi decenni, sono state sostituite dalla presenza del Luna Park, i cosiddetti Baracconi che sono presenti nell'area della fiere.

FILM DEL MESE








Esiste un Paese che ogni giorno si impegna a esportare la democrazia nel mondo. In questo Paese ciò che conta è sentirsi liberi, quello che interessa ogni suo abitante è che lo Stato se ne resti al suo posto. In America la sanità pubblica non esiste: poche enormi compagnie assicurative si spartiscono la responsabilità di finanziare le cure di cui la popolazione ha bisogno. Non di tutta, però. Michael Moore ce lo dimostra, subito, raccontandoci le storie quotidiane di persone alle quali sconosciuti colletti bianchi negano questo diritto. Ogni giovane americano che chieda di poter pagare per farsi la sua assicurazione rischia, come dopo una visita militare, di essere riformato perché troppo alto o troppo magro, troppo grasso o troppo basso. C’è una famiglia intera che non avrà la sua copertura: la ragazza che si occupa del loro caso conosce il loro destino ancora prima che questi si presentino all’appuntamento del mattino. Così l’America ignora un’enorme fetta di popolazione. In questo senso Sicko non dà scampo: racconta di un Paese in cui farsi riattaccare la prima falange del dito medio della mano può costare anche 60mila dollari; di un sistema dove esiste l’assoluta necessità di ridurre il numero degli individui da tutelare. E non solo. Perché dopo la prima scrematura (milioni di persone) i fortunati che otterranno l’accesso alla previdenza privata non avranno certo vita facile. E la spiegazione è molto semplice: gli enti preposti al servizio hanno interessi esclusivamente economici. Le grandi compagnie assicurative hanno bisogno di massimizzare i guadagni e per farlo devono puntare a finanziare le necessità reali di quanti meno assicurati possibili. Per farlo si avvalgono di medici il cui primo obiettivo non è più quello di curare i malati quanto quello di negare le cure procurando i minori danni possibili. Un sistema distorto, malato per l’appunto, che non sa neppure decifrare il concetto di solidarietà sociale. Ci prova il regista, prima sconfinando in Canada, e poi volando oltreoceano, fino in Inghilterra e in Francia, tentando di capire quale alchimia possa spingere ciascun singolo individuo a pagare per la salute del proprio vicino. All’estero tutto sembra funzionare bene, e in questa parte della pellicola Moore sembra davvero troppo indulgente. Ma se pensiamo che i primi destinatari del messaggio sono proprio quegli americani che della previdenza pubblica non ne sanno nulla, allora possiamo pure capire l’intenzione del regista. Michael Moore è e resta un provocatore, uno che per denunciare le mille anomalie del sistema americano, in molti casi è arrivato a forzare la verità. Eppure, nel Paese che crede di esistere per investitura divina e dove vale ancora la netta dicotomia tra Bene e Male, giocare con le sfumature sarebbe controproducente. Moore questo lo sa, perciò veleggia fino a Guantanamo per chiedere che ai volontari ammalatisi con i fumi dell’11 settembre sia offerto un trattamento sanitario perlomeno simile a quello dei terroristi detenuti; per questo ignora le mille imperfezioni del Miracolo Cubano, ma di fronte all’efficienza del suo sistema sanitario si domanda se non sia il caso di emigrare nella terra di Fidel.

di Simone Rossi

L'APPROCCIO OLISTICO DELLA DIETA












La psicosomatica dimostra che mente e corpo sono collegati. Per ristabilire la salute intesa come benessere globale occorre esaminare il rapporto psiche e malattia. Così non si può aiutare il paziente se si prescinde dal suo vissuto, dalle emozioni e dai conflitti che hanno contribuito all’insorgenza della malattia o dell’obesità. Queste considerazioni mi sono state di stimolo per abbracciare il pensiero olistico ( holos dal greco insieme) che valuta l’uomo nel suo insieme di corpo, mente e spirito. Nel mio Centro di Rieducazione Alimentare seguo la dietetica olistica innovativa con la quale è possibile curare e prevenire problemi di salute, tenendo presente lo stile di vita e i gusti personali di ogni paziente. Tutte le malattie possono essere trattate con la dietoterapia con grande giovamento per lo stato di salute generale. Grazie alla scienza della Cronobiologia, all’Eubiotica, alla dietetica basata sul Test d’Intolleranza Alimentare si può dimagrire con regimi bilanciati e piacevoli a 2000 Kcal., senza ricorrere a farmaci o a diete affamanti. Con l’intervento olistico si può fare di più, si può migliorare il comportamento alimentare e la visione che l’uomo ha di se stesso. Occorre, però, insegnare al paziente a riconciliarsi con il corpo, a dialogare con lui, a guardarlo allo specchio con occhio amorevole. Il nostro corpo così diventerà solo uno scrigno, che cela la vera bellezza che è quella interiore. Con il percorso olistico, noi tutti potremo recuperare la nostra interiorità e rivalutarci anche fisicamente. E’ necessario che il paziente abbia fiducia nel metodo che sta seguendo, ma è anche indispensabile che il dietista sappia dare al paziente la certezza di un possibile cambiamento dell’aspetto e della salute. Solo così potrà modificare anche il suo stato emotivo sofferente. Modificando il comportamento, il paziente potrà trovare il modo per combattere l’angoscia che deriva dalla considerazione della propria sofferenza fisica e psichica. E così, anche seguire un regime dietetico e cambiare abitudini alimentari rappresenteranno una meravigliosa avventura. IL MIO LIBRO “LA DIETA OLISTICA Nella mia professione di dietista e nella mia vita non mi sento mai arrivata. Evoluzione è la mia parola preferita. Ho sempre nuove cose da conoscere e da sperimentare, corsi e seminari da seguire. Ogni argomento studiato o trovato per caso è stato da me riportato per scritto. In pochi anni ho raccolto materiale per tre libri, con la speranza di educare e stimolare il paziente a migliorare lo stato psicofisico e lo stile di vita. Il mio primo libro, “ LA DIETA OLISTICA - dietetica innovativa e pensiero olistico per dimagrire e migliorare la salute”, è stato pubblicato nel 2004 dalla MIR EDIZIONE. Come ex obesa ho un approccio di grande solidarietà verso i problemi di peso del paziente. Nel libro cerco di eliminare i sensi di colpa che lo rendono sconfitto e gli impediscono di avere fiducia in e stesso. Nei miei capitoli spiego come la dietetica innovativa abbia reso possibile stimolare i metabolismi più rallentati e come la stabilità del peso raggiunto sia ormai un dato certo. Nello stesso tempo cerco di sensibilizzare il lettore a cambiare comportamento alimentare perché i risultati siano definitivi e il rapporto con il cibo diventi sereno. Per questa ragione elenco tutte le false e sorpassate concezioni dietetiche che sono alla base degli insuccessi e dei ripetuti ingrassamenti del paziente. Dal’95 utilizzo la dietetica basata sulle intolleranze alimentari. Questa metodologia è il punto chiave del mio libro, per il ruolo decisivo che ha nel prevenire e curare le malattie. Accenno non solo a come le patologie croniche e i problemi di peso possono essere ricondotti ad un cibo che il nostro organismo non tollera, ma a tutte le metodologie per individuare le intolleranze alimentari. Offro anche consigli pratici per salvaguardare la salute: la dieta vegetariana, i modi corretti per conservare i cibi, la necessità di introdurre le fibre grezze e i cibi biologici. Accenno coraggiosamente all’importanza della trasgressione nella vita e a come è utile ogni tanto trasgredire la dieta. In questo modo spero di indurre il lettore a sentirsi più libero nel pensare e nell’agire e ad eliminare i sensi di colpa che portano al disagio psicologico e a comportamenti alimentari anomali. Con il pensiero olistico, che valuta l’uomo nel suo insieme psiche – corpo – spirito, ognuno potrà partecipare attivamente alla propria guarigione. Entrando in contatto con il proprio mondo interiore, potrà evolvere verso la spiritualità. Nel mio studio utilizzo la musica, gli aromi e i colori per l’armonizzazione e il rilassamento del paziente. Nel rispetto della Cromoterapia, per la copertina del mio libro ho scelto l’azzurro e l’arancio. L’azzurro è il mio colore preferito, è il colore della calma e della pura coscienza, la sua funzione è di attenuare i dolori e il nervosismo. L’arancio è energia solare e indica l’equilibrio tra corpo e spirito. Come simbolo del libro ho scelto la farfalla che è segno di Evoluzione, per simboleggiare la trasformazione che mi auguro possa avvenire nel lettore, riflettendo su queste mie pagine. Nella sua metamorfosi, la farfalla segue il suo ciclo vitale: da uovo, bruco, pupa, diventa un magnifico adulto che si libera nell’aria. Così il lettore potrà, con i miei consigli dietetici ed olistici, operare un rinnovamento. Eliminando i disturbi e i chili di troppo potrà tornare di nuovo a “volare”. Liberandosi dai condizionamenti della mente, potrà finalmente evolvere verso una nuova percezione interiore.

a cura della dott.sssa Emma Vitiani - dietista

CIOCCOLATO CHE PASSIONE










Cioccolato che passione! Cioccolato che bontà! Ma perché cioccolato? Consumato per tradizione nei paesi nordici, il cioccolato negli ultimi anni è diventato protagonista di svariate manifestazioni, richiamando una clientela sempre più attenta ed esigente. Presente negli happening più importanti, viene considerato "alimento divino" e celebrato da stilisti e artisti contemporanei. Pregiato quello svizzero, ma che dire della prelibatezza del cioccolato italiano prodotto artigianalmente secondo antiche ricette dai mastri cioccolatai? Cioccolato bianco di color avorio, lucido e croccante, cioccolato al latte dal profumo intenso e persistente, cioccolato mi-doux, in cui si mescolano piacevolmente i gusti di cacao, di caffè tostato e liquirizia, surfin, dolce ma intenso, extra-bitter, cioccolato marrone scuro, amarissimo, cioccolato tendente al nero in cui si assaporano gli aromi del cacao, della viola, del tabacco e della liquirizia. Quale grande emozione dinanzi a una splendida "vetrina al cioccolato", traboccante di fantastici cioccolatini sfusi, modellati in svariate forme o di squisiti cioccolatini, avvolti in un involucro luccicante, di tavolette sigillate in carta argentata, di gianduiotti, di ovetti, di cremini, di praline, di chicchi di caffè ricoperti…! Per non parlare del famoso "Bacio Perugina", immutato nel tempo, la cui immagine fu affidata a Federico Seneca, direttore artistico della Perugina negli anni '20. Per il colore, l'invogliante profumo e il sapore intenso e appagante il cioccolato conquista bambini e adulti e un buon cioccolatino rende felice chiunque senta il bisogno di una momentanea pausa di dolcezza. Va sottolineato che questo piacevole alimento non ha nessuna controindicazione per chi si trova in buona salute. Secondo studi certificati, il cacao possiede molteplici proprietà. Ma quando mordicchiamo un cioccolatino o sorseggiamo una tazza di cioccolata, che cosa introduciamo esattamente nel nostro organismo? Si sa che il cioccolato deriva dai semi della pianta della theobroma cacao, della famiglia delle Sterculiaracee, e che la teobromina è una sostanza che stimola i muscoli cardiaci e il sistema nervoso. E' energetico per la presenza del potassio, è adatto a chi soffre di pressione bassa e per la percentuale di ferro è consigliato alle persone anemiche. Il composto di burro di cacao, zucchero e latte, è ricco di sostanze protettive. Gli antiossidanti, ad esempio, concorrono ad evitare l'ossidazione del colesterolo. Nel cioccolato fondente e nel cacao non esistono tracce di colesterolo, ed i polifenoli, conosciuti come catechine, e presenti nel cioccolato al latte ed in quello fondente, possono prevenire le malattie cardiovascolari, fortificando il sistema immunitario. Se avete una tosse persistente, spesso conseguenza di infezioni virali, curatela con un quadratino di cioccolato! Da uno studio dei laboratori dell' Imperial College di Londra è stato rilevato che la teobromina agisce come calmante della tosse in modo più efficace della codeina, impiegata negli sciroppi antitosse. Inoltre il cioccolato, contenendo una buone dose di magnesio, aiuta ad affrontare meglio l'inverno. Anche a livello psicologico il cacao ha delle proprietà incredibili, perché, con la feniletilamina in esso presente, aiuta a migliorare lo stato d'animo, per la sua funzione antidepressiva. E' risaputo che quando si beve una tazza di cioccolato ci si sente più tranquilli e disponibili, proprio per l'effetto dei principi attivi del cacao sul sistema nervoso. Ma il cacao viene impiegato, oltre che in cucina, anche nella cosmesi. Di esso viene utilizzato il burro di cacao ottenuto dalla spremitura della mandorla pressata. Il burro di cacao è chimicamente composto da una frazione minima e una molto più corposa di acidi grassi (oleico,stearico,palmitico). La teobromina e la caffeina, presenti nel cacao, vengono impiegate nella produzione di creme snellenti. Altri studi attestano che la teobromina, assorbita dalla pelle, ha anche un'azione lipolitica e può favorire la riduzione di adiposi localizzate. Nel campo dell'estetica maschere per il viso, bendaggi e fanghi, a base di cioccolato, nutrono l'epidermide, rendendola morbida e luminosa. Ma non solo questo. Il cacao, per l'alta concentrazione di sali minerali quali ferro, magnesio, fosforo, potassio, calcio e pochissimo sodio, viene anche utilizzato in particolari trattamenti demineralizzanti, calmanti e anti-stress. Infine i ricercatori del famoso Massachusetts Institute of Tecnloghy hanno dimostrato come i tannini presenti nel cacao aiutino a prevenire la carie.Insomma se siete in perfetta forma fisica, gustate golosamente un buon cioccolatino, starete meglio e vi sentirete più …dolci e appagati!

BIONDA O BRUNA... PURCHE' SIA BIRRA!












Fresca, bionda, spumeggiante, è la bevanda preferita dai giovani e dal 65% degli Italiani.
Dal gusto gradevole e sempre più intrigante, mantiene il suo appeal di bevanda gustosa, sana, e soprattutto socializzante da assaporare in allegria, preferibilmente fuori casa. Non c'è luogo di aggregazione o di incontro in cui non sia presente. Birra e giovani. Binomio fondamentale della realtà e della cultura contemporanea, fotografia del presente, anche se si sa che questa bevanda affonda le sue radici in epoche remote. Bianca, leggera e quasi dolce, o scura e vigorosa, o diversamente rossa, dal gusto fruttato ma leggermente aspro… ce n'è per tutti i gusti: da aperitivo, da pasto, da dopo cena e, per gli intenditori, birra rifermentata che invecchia fino a 20 anni prima di essere servita. E' bevanda ispiratrice, protagonista di famosi dipinti, menzionata in opere di poeti e scrittori, quali Angiolieri, D'Annunzio e Calvino, amata da eroi della letteratura popolare come Maigret e Nero Wolfe, osannata da scrittori come Shakespeare, Dylan Thomas, Joyce o da cineasti come John Ford e Robert Altman: tutti pazzi per la birra e stregati dal suo irresistibile fascino. Ricorre pure frequentemente in noti testi musicali. Mentre Zucchero infatti con la sua voce calda canta "Tu mi piaci come questa birra", all'Oktoberfest e in altre manifestazioni folcloristiche bande musicali intonano i più famosi brani della tradizione popolare bavarese come Rosamunde o TrinK, Brüderlein Trink! Birra, birra e ancora birra…il suo consumo, aumentato vorticosamente nel corso degli ultimi anni, rientra in quella serie di beni inscindibilmente legati ad un certo tipo di cultura. Pensiamo ad esempio ai protagonisti più conosciuti delle storie a fumetti: Asterix adora la vecchia e tiepida cervogia, Tex predilige quella ghiacciata dei saloon del Far West. Richiamandoci alla pubblicità della birra nel nostro paese, chi non conosce almeno uno dei 600 tipi di birre esistenti, tutte servite in bicchieri diversi per forma e dimensioni? Chi non ricorda lo slogan "Chi beve birra campa cent 'anni" o lo spot con la bionda esuberante Anita Ekberg spalleggiata dalla mora e sensuale Mina ideato appositamente per inculcare nell'immaginario collettivo l'equazione birra uguale a belle donne, mentre il pay off ripeteva: "Bionda o bruna purchè sia birra!". E non dimentichiamo che anche in epoca odierna le grandi aziende produttrici di birra sono costantemente impegnate in campagne pubblicitarie sempre più sofisticate, in grado di avvicinarsi con immediata sintonia al clima culturale giovanile. Da qui scaturisce la necessità di sensibilizzare i giovani ad un consumo responsabile, e quindi alla "non trasgressione" per la diffusione di una "cultura della birra " legata essenzialmente al gusto e alla qualità!. Ma come vivono i giovani la birra? Entriamo in un pub: luci soffuse, musica rock, atmosfera calda, voci e risate che si rincorrono, giovani griffati e sempre pronti a nuovi incontri che degustano piadine o patatine al ketchup stando comodamente seduti davanti a caratteristici boccali ricolmi di birra spinata dai gusti più disparati. Divertenti serate tra amici accompagnate da tanta euforia. Giovani che si aprono, giovani che si raccontano, giovani desiderosi di vivere l'attimo fuggente, fatto di buonumore e di ilarità.
di Laura Zaccaria

LA SCRITTURA DEI SENSI

Sono sempre di più le donne che mettono su carta pensieri e ricordi intimi. La rete e i siti internet regalano la massima libertà. Permettono, in modo del tutto anonimo, di osare e soprattutto di lasciarsi andare riuscendo, così, ad esprimere desideri e bisogni che spesso rimangono inconfessati. Basta rilassarsi e, in un momento di solitudine totale, provare a scrivere un piccolo racconto erotico. E' bene prendere spunto da un ricordo, da un amplesso passato molto coinvolgente o da un film bollente e inventare sviluppi inediti. Senza briglie e freni, si può dare libero sfogo a tutta l'immaginazione e si permette alle voglie nascoste di venire a galla. Il primo corso di scrittura erotica si è tenuto in Aprile a Roma, nella eros-boutique ZouZou. Secondo gli esperti si può iniziare a tenere un diario in cui raccogliere frasi e brevi storie hot, il tutto con lamassima spontaneità possibile. Non si deve trattare, infatti, di un esercizio o di un compito obbligato, ma di un vero e proprio passatempo eccitante e positivo.La scrittura erotica è anche tera-peutica, e viene consigliataad alcune coppie con piccoli problemi sessuali. La scrittura, infatti, mette a fuoco quello ciò che nella realtà sfugge. Permette di entrare in contatto con se stessi, con la propria intimità, e rende consapevoli. Così la vita sessuale diventa più appagante.
di Brunella Palagano